Colonne d'ercole

Le colonne d’ercole secondo Sergio Frau…

Nella memoria di tutti, le Colonne d’Ercole, sono sempre state tra Mediterraneo e Atlantico,

ma non era quella la loro collocazione originale…

CHI e quando ha messo le Colonne d’Ercole a Gibilterra? Davvero Ercole? E come mai laggiù? E perché tutti quei miti sono affogati là fuori, dove i Greci più antichi non arrivavano. Davvero l’Oceano Atlantico è il Far West dei primi navigatori? E quegli enigmi che affollano la prima storia mediterranea non sono forse soltanto dei malintesi?

 Cos’è stato? Un sogno? O era, piuttosto, un’allucinazione?

Un miraggio no, perché poi ho controllato, controllato, controllato. E controllato di nuovo. E sto controllando ancora adesso. E ne ho già parlato, in segreto, con dei saggi davvero saggi, che mi dicono che , che è possibileprobabile, molto probabile

 E che è già capitato per tanti altri luoghi, e che, quindi…

Comunque è successo tutto all’improvviso. Ecco, è stato un flash, un lampo: roba di un attimo, di quella che, però, ti buca gli occhi, ti mette gli spilli nella schiena, ti scioglie le ginocchia, ti cambia lo sguardo. Come raccontarlo…

Ho tolto le Colonne d’Ercole a Gibilterra

Le ho rimesse dove iniziavano le Terre di Eracle-Melqart, Dio di tutti i Fenici e dei loro mari. Le ho rimesse dove Sabatino Moscati diceva che iniziava la Cortina di Ferro dell’Antichità, dove Esiodo mette la sua Soglia di Bronzo che divide il Giorno dalla Notte.

Le ho rimesse al Canale di Sicilia: la zona blindata, la Frontiera, il Confine

Al di là di Malta c’era il Far West degli antichi Greci; i fondali infidi controllati dai Cartaginesi e dalle loro navi, vietati a chiunque fenicio non fosse.

Tolte le Colonne a Gibilterra, e… E’ bastato un attimo:

è stato lo spettacolo più maestoso e possente che si possa immaginare. Come raccontarlo? Inimmaginabile se non lo si vede. Come dover raccontare le Cascate Vittoria, giù in Africa, quando d’improvviso lo Zambesi – che fin lì sembrava tutto tranquillo – si piega, invece, ad angolo retto per un fronte di un chilometro e corre a suicidarsi giù, in quel canyon stretto stretto, di basalto nero lucente.

L’imponenza delle Cascate vittoria viste dall’alto

Pure qui allo Stretto di Gibilterra, tolti – anche solo per un attimo, anche solo con gli occhi – quell’Eracle “recente” e le sue minacciose Colonne, d’improvviso – con la corrente forte che rifluisce tra i due promontori che terminano l’Europa e l’Africa – rientra nel Mediterraneo tutta la possente sarabanda di miti sconfitti che il tempo ha esiliato fuori di lì, nell’Oceano Atlantico di oggi.

E’ un flusso impetuoso. Inarrestabile: la più fantastica processione sacra a cui uno possa mai assistere.

Secoli e secoli di miti, di mostri ed eroi che rientrano tutt’insieme, a riprendere possesso dei luoghi un tempo soltanto loro.

Un’alluvione di Sacro. E, per antica magia, questo mare nostro d’Occidente senza più storia, disabitato come la Luna, è tornato a essere il mare terribile di Baal e di Kronos: così, ora, si vede che erano i due nomi dello stesso dio. E’ il mare di Eracle-Melqart, che governava su tutto il Tramonto. Torna a far paura Poseidone. E Tifone. E i Titani imprigionati, proprio qui, ai confini del mondo degli antichi Greci.

E rientrano da Gibilterra, belle come sempre – abbandonando finalmente il loro confino marocchino, e correndo a posizionarsi di nuovo in Libia, proprio lì dove ce le aveva lasciate anche Tolomeo – le Figlie della Notte, le Esperidi. E ci sono anche le Amazzoni libiche che rientrano da dietro, stanche di essere confuse – persino dalle Garzantine – con quelle del Caucaso.

Tutt’altra roba… E con loro c’è Atena che è davvero un po’ nera e che torna al lago Tritonide: devastato dai cataclismi, invaso dall’acqua, ma pur sempre il suo lago, quello che l’ha vista nascere. Lì, dove Diodoro ci racconta che cominciava la costa più sacra della Lybia, quella che i terremoti hanno, poi, massacrato.

Ed eccole le Madri onnipotenti: tutte insieme grasse come dee le prime; affilate come rasoi quelle di marmo bianco, che dominarono i cuori delle Cicladi, della Sardegna, della Provenza, della Catalogna.

Resuscita persino il mostro dal corpo diviso in tre, Gerione dai bei tori fulvi, e si riprende Erithia, ma quella vera: le sue Baleari con Ophiussa-Formentera senza i serpenti, e Majorca, e Minorca… E ora – che non è più un incomprensibile “fuorirotta” nella saga di Eracle – finalmente Gerione si può sgranchire: ché quell’isoletta di Gades-Cadice dove l’avevano costretto finora, non era certo la sua, piccolina com’è, e ormai saldata alla terra andalusa, e troppo lontana da tutto, e senza altri re a dividere il potere con lui.

Anche Ercole/Eracle, quello dei primi Greci e delle fatiche mediterranee, ora sì che ha motivo di ringraziare il Sole per la tazza che gli aveva prestato. Ché da Tartesso a Erithia, da solo, non ce l’avrebbe mai fatta: per superare il Mare Grosso tra la Sardegna e le Baleari, infatti, o il Sole ti aiuta, oppure…

E tutto l’Occidente Mediterraneo